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Débat (en italien) suite à la première partie de l'intervention d'André PAILLOT

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Camillo ACQUA. - Ha presentato una relazione sullo stesso argomento e i di cui risultati sono in molta parte diversi da quelli ai quali è giunto, Poratore che Io ha preceduto. Dovrebbe leggere tale relazione (Allegati 5-6), ma poiché ora è aperta la, discussione ou quella presentata dal Paillot, crede opportuno di abbinare l'a discussione con l'esposizione della sua relazione.

E' perfettamente d'accordo col dott. Paillot che il « giallume » si puô trasmettere con la polvere delle bigattiere e che il sangue dei bachi malati o le poltiglie dei tessuti malati possono o per ingestione o per contatto riprodurre la malattia. Per quanto riguarda la questione dell'ereditarietà espone il suo caso personale. Fino ad alcuni anni fa era convinto che ci doveva essere un germe (trasmissibile o no) e che la malattia del giallume doveva essere parassitaria. Le nuove idee le ha acquistate a poco a poco. Fu colpito innanzi tutto dal fatto che nelle regioni nelle quali domina il giallume (p. e. in alcune zone della Campania vicino a Salerno), quasi tutti gli anni i raccolti sono distrutti o decimati. Ora egli in Campania ha compiuto un'ampia sperimentazione. Ha fatto fare la disinfezione completa dei locali, non solo, ma in certuni è stato collocato tutto materiale nuovo; e vi ha messo ad incubare seme proveniente da allevamenti immuni e che in altri luoghi dette poi ottimi risultati.

Ora i bachi provenienti da questo seme - spesso per una manifestazione quasi improvvisa della m -malattia - sono caduti completamente o quasi di giallume.

Allora, in questi ultimi tempi, egli ha cercato, il modo di spiegare con altre cause queste improvvise esplosioni di malattia e si è posto anche la questione se esistesse questo parassita e se fosse ereditario.

Per cio che riguarda la ereditarietà ha fatto un'altra esperienza che sarà decisiva. Ha fatto venire dalla Campania partite decimate dal giallume e di cui oltre il 50 % era stato colpito, mentre la stessa qualità di seme allevato altrove, ad esempio in montagna aveva ditto partite assolutamente immuni da giallume. Coi semi provenienti da queste partite ha fatto altri esperimenti comparativi per vedere come si comportavano in zone più o meno soggette a giallume. Or bene, nelle due serie di allevamenti, ha visto che la percentuale di malati era uguale nelle zone soggette a giallume, mentre se le condizioni erano buone non si ebbe quasi punto giallume nell'una e nel Faltra partita. Allevàmenti simili in comparazione sono stati fatti nei locali della R. Stazione di Ascoli con risultati identici.

Se la malattia fosse veramente parassitaria, nel caso di un allevamento semidistrutto dal giallume crede che le farfalle superstiti dovrebbero dare uova maggiormente infette di quelle sane. 1 Se esperienze consimili si facessero con la pebrina, che è parassitaria, si troverebbe che le farfalle apparentemente sono sane, ma si avrebbe poi un allevamento fortemente pebrinoso. Questo fatto nel giallume non accade. Cio Io ha portato ha dubitare fortemente dell'esistenza, di un parassita ereditario.

Fu sedotto dagli studi recenti del Carrel, il quale studiando la formazione di sarcomi in certi polli trovò che questi sarcomi o tumori si provocavano in diversi modi, p. e. col catrame, con l'arsenico, coi raggi X ecc. Questo autore è venuto alla conclusione che possano avvenire dei disturbi spontanei di metabolismo nei tessuti, in seguito ai quali insorgono alterazioni; e in questi tessuti che hanno subìto queste degenerazioni si formerebbero - come prodotto delle degenerazioni  delle sostanze speciali che possono agire come un virus, ma che in realtà non sono tali, quantunque abbiano la proprietà di facilitare - per una azione catalitica -  l'insorgere dell'alterazione in altri tessuti.

L'O. si è domandato se eventualmente, anche nel caso del baco da seta in quelle determinate condizioni nelle quali la malattia esplode con tanta violenza, le condizioni ambientali non possano produrre dei disordini funzionali tali per cui, in seguito alla alterazione dei tessuti, si producono queste sostanze di degenerazione capaci di agire come un virus nella riproduzione della malattia stessa. Con questa ipotesi si spiegherebbe benissimo e si comprenderebbe la esplosione della malattia anche in località perfettamente disinfettate, allevando semi provenienti da allevamenti sanissimi, perchè in presenza di determinate condizioni, fra le quali l'umidità, ‑avremo sempre fortemente favorito l'insorgere anche spontaneo della malattia.

Giustamente il Paillot dice : ma c'é una forte differenza fra le alterazioni che avvengono nei bachi da scta e i tumori o sarcomi dei polli. Ma l'oratore ritiene che certe linee generali in biologia esistono.

1 Ci sono poi le questioni di filtrazione: le prove con la filtrazione bisogna riprenderle. In ogni modo, ammesso anche che effettivamente questa sostanza, passi solo attraverso candele medie, non è questa una obbiezione fondamentale.

Se si osserva quello che accade in un baco ammalato di giallume, si trova che determinati tessuti subiscono le note degenerazioni nucleari; particolarmente i tessuti grassi subiscono enormi ipertrofie. La cromatina si spezzetta ecc., e infine tutta la cellula va in sfacelo. La massa di tali detriti finisce per passare nel sangue con i caratteristici poliedrici. Col microscopio si vedono i grani poliedrici, altri giumi, altre sospensioni sparse; con l'ultra microscopio percepiamo anche la presenza di corpi più piccoli che non riusciremmo a vedere con l'ingrandimento diretto. Ma chi ci assicura, esclama l'oratore, che in questo caso si tratti veramente di microorganismi o non di detriti di tessuti che vanno in disfacimento?

Il Dott. Paillot ricorda alcuni casi di farfalle che presentano segni indubbi di giallume. Casi simili sarebbero stati riscontrati anche dal Prof. Teodoro. L'oratore ha negato che questo fatto possa normalmente accaderee lo nega ancora oggi, pur ammettendo che in via eccezionale il fatto si possa verificare: può darsi che in qualche caso la farfalla per un rallentamento del processo, patologico arrivi ad infettarsi ed in conseguenza il seme sia pure infetto, ma nega che questo possa costituire una regola generale e possa avvenire su tale scala da poter giustificare un principio e poter consigliare dei metodi preventivi.

PIGORINI (Presidente). - Prima di continuare la discussione desidera presentare all'assemblea il Signor Balàs, ispettore ungherese. La parola al Prof. Teodoro.

TEODORO. - Per quanto riguarda la ereditarietà del giallume il Prof. Acqua. ha dovuto ammettere che esistono, casi di farfalle infette da giallume. Soggiunge che tali casi non sono poi estremamente rari. ‑Resta da dimostrare, se le uova erano infette e quindi se la trasmissione avvenne direttamente. E' noto che non tutte le uova di una madre infetta sono infette come nel caso della pebrina, e quindi anche nel caso, del giallume non è detto che tutte le uova eposte da una farfalla, 400 o 800 che siano, contengano questo virus filtrabile o ultrafiltrabile. Concludendo il giallume è per lui malattia ereditaria e non tutte le uova deposte dalla farfalla sono sempre infette.

BALERIOLA. - Si pronuncia in favore della teoria dei Dott. Paillot e Teodoro.

LOMBARDI. - Desidererebbe conoscere su. quale materiale ha, lavorato il Dr. Sbrojavacca e se è sicuro che le farfalle affette da giallume provengano da partite completamente prive di doppioni.

SBROJAVACCA. - Intorno alla percentuale di farfalle infette da giallume ha fatto eseguire l'esame microscopico sui lotti di seme destinato alla riproduzione, infine su due partite che avevano presentato durante l'allevamento una forte mortalità per giallume. I risultati ottenuti sono ì seguenti:

a) nessuna farfalla con i noti poliedri in molte partite;

b) alcune farfalle con i noti poliedri in poche altre. Fra queste il caso di numero tre preparati, bianco chinese di un lotto di circa 200 bozzoli, derivanti tutti da una deposizione isolata inviatami dalla Stazione bacologica di ‑Padova e di 5 preparati derivati dalle partite fortemente affette da giallume, delle quali ho però sottoposto all'esame ben 16 mila farfalle. Un altro lotto di seme per la riproduzione che ha presentato 4 preparati affetti da giallume era stato confezionato in Sicilia. I singoli preparati vennero controllati anche dal Prof. Teodoro.

Trattandosi che le mie ricerche furono latte quasi esclusivamente su partite di seme per la riproduzione, i cui bozzoli vengono scelti ad uno ad uno dalle partite migliori a loro volta già depurate, e dalle maestranze più capaci escludo assolutamente che si possa trattare dì farfalle provenienti da bozzoli doppi (1).

ACQUA. - Desidera esporre alcune esperienze fatte nella Stazione di Ascoli per cercare di fronteggiare il giallume; e qui è d'accordo col Dott. Paillot.

 Riusciti vani i tentativ ' i di arrestare lo sviluppo del giallume cospargendo i bachi in muta con calce sfiorita per assorbire fortemente l'umidità, ha cercato un altro metodo. Considerando la grande importanza, della incubazione anche in ordine ai fenomeni biologici all'infuori della patologia, ha voluto provare a vedere che cosa accadesse nel caso in cui la incubazione fosse fatta con la minore umidità possibile ossia con la massima aereazione fra uovo e uovo o fosse fatta con una certa umidità, sia mettendo nell'ambiente anche delle bacinelle con acqua, sia facendo incubare i semi in straterelli che per quanto sottili, pure erano formati da parecchi ordini di granelli uno sull'altro. Gli allevamenti successivi di questo seme hanno dimostrato che in casi nei quali la malattia si è presentata in intensità diverse, i ha in genere sempre la proporzione di un caso di giallume se il seme era stato. incubato in strati sottilissimi, contro 5 casi nei lotti meno aereati.

Queste esperienze furono ripetute numerose volte in laboratorio, e si tentò ripeterle anche in grande, in Campania, ma per un caso eccezionale, l'annata è stata molto asciutta e di giallume se ne è avuto pochissimo nelle regioni Campane.

Risponde infine al Prof. Teodoro, che non ha dovuto ammettere l'esistenza di casi di farfalle infette di giallume, che anzi non ha mai constatati, ha semplicemente ammesso che in qualche caso eccezionalissimo ciò possa avvenire, il che è sostanzialmente diverso.

Al Dott. Sbrojavacca, fa notare che ricerche tanto delicate male si com. piono in mezzo al lavoro tumultuoso di uno Stabilimento industriale, e ciò non ostante la buona volontà dei dirigenti.

PIGORINI (Presidente). - Dichiara chiusa la discussione sul giallume e, invita il Dott. Paillot ad esporre la seconda parte della sua relazione.

PAILLOT. Legge la seguente seconda parte della sua relazione:

 

(1) La parte in corsivo fu trattata nella successiva riunione ma si riporta qui per maggior chiarezza.

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